Rivisitazione

a cura di Mattia Giancarli

Nonostante avesse lasciato Urbino ancora molto giovane, Logli continuò a coltivare il ricordo della sua amata città che divenne nella sua memoria un luogo emotivo, deformato e dilatato nello spazio e nel tempo, ma non per questo meno vero del reale. Lo si comprende bene in Rivisitazione, dove l’artista trasforma Corso Garibaldi in una piazza: a destra si vede il Castellare, la scalinata che fiancheggia Palazzo Ducale, fino anche al muro di cinta del suo Giardino d’inverno con le caratteristiche finestre incorniciate, la facciata con i torricini e il Pincio immerso nel verde. Dal lato opposto, invece, al teatro Raffaello Sanzio, liberamente reinterpretato, si affianca tutto il lungo porticato che corre fino in Piazza della Repubblica. Al centro della via divenuta piazza, infine, svetta rossa una piramide che, come fosse lo gnomone di una meridiana, scandisce l’alternarsi del giorno e della notte così come le arcate che inquadrano in alto l’intera composizione.

Seguendo invece le linee di fuga che segnano il pavimento, ora scacchiera e ora composto in parte da assi e in parte da mattonelle, si giunge al davanzale in primo piano su di cui Logli dipinge una caravaggesca cesta di frutta, un’arancia e due figure solide secondo una scansione che, procedendo da sinistra a destra, conduce dal dato naturale all’astrazione geometrica, recuperando così un fare tutto pierfrancescano che, partendo dalla Flagellazione di Cristo (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche) fino ad arrivare alla trattazione del De Prospectiva Pingendi, sta anche alla base di quell’Umanesimo urbinate che André Chastel aveva efficacemente definito “matematico”.

Mario Logli, Rivisitazione, tecnica mista, olio e acrilico su tela; 70×60 cm.

Rivisitazione