Nei luoghi dell’arte

a cura di Mattia Giancarli

Nei luoghi dell’arte, una delle pochissime opere a riportare sia la data che la firma, è una delle ultimissime realizzazioni di Logli che, in questa tela, torna ad un’esecuzione che sembra essere più interessata alla materia che non al segno. Il ricorso alla tecnica del collage non è certo nuova nella produzione dell’artista che, soprattutto nella serie intitolata Dopo i trionfi e dedicata alla reinterpretazione in chiave moderna e personale dei più celebri ritratti ducali realizzati tra Quattro e Cinquecento, era solito impastare con il colore sabbie, granelle fino anche a monete per creare eleganti raffinatezze.

Nel dipinto, giocato tutto sui toni dell’ocra, Urbino appare come un’oasi in un deserto senza fine e senza tempo in cui strane presenze, riemerse dal sottosuolo, sembrano minacciarla. Si tratta ancora una volta di catrami e veleni che, risalendo il pendio della duna, ribollono lenti e inesorabili. Persino il cielo plumbeo pare incombere inquietante sulla città che, pur essendo appena visibile, si staglia bella e ieratica su un fondo oro come fosse in una pala del Duecento. È in questa fissità e in queste sperimentazioni materiche che Logli scopre un lirismo e una spiritualità nuovi, che certo devono molto alla lezione informale ed esistenzialista di Jean Fautrier, ma che raggiungono in questa esecuzione picchi di fantasiosa eleganza.

Mario Logli, Nei luoghi dell’arte, 2019, tecnica mista, olio, acrilico e collage su tela; 90×120 cm.
Mario Logli, Finestra sul Mercatale, tecnica mista, olio e acrilico su tela; 80x100 cm.