Biografia

a cura di Giorgio Nonni

Mario Logli è nato nel 1933 ad Urbino, ove ha frequentato l’Istituto di Belle Arti e il Magistero, apprendendo le varie tecniche grafiche e di incisione e specializzandosi poi in litografia sotto la guida di Carlo Ceci. Dopo essersi diplomato, ha insegnato Disegno Ornamentale nella stessa Scuola (1954-’55).

Dal 1956 lavora, sempre in Urbino, presso la Bottega d’Arte del ceramista Armando De Santi per un periodo di circa tre anni; a contatto degli strumenti del nuovo lavoro, la sua fantasia ha modo di creare una fitta serie di immagini che lasciano nel settore un segno incisivo. Questo primo ciclo di attività, con il notevole consenso della critica che l’ha accompagnato, ha costituito un fondamentale momento di maturazione che ha dato all’artista la consapevolezza delle sue possibilità in campo creativo.

La capitale del Montefeltro – ricca di architetture di Luciano Laurana e di Francesco Di Giorgio Martini, di opere di pittori come Piero della Francesca, Paolo Uccello e degli urbinati Raffaello e Federico Barocci – lascia in Logli un seme che con il tempo darà frutti visibili che si rivelano anche nelle opere più recenti.

Nel 1955 arriva l’occasione della grande città, con la richiesta della Casa Editrice Garzanti che gli affida le illustrazioni di una serie di testi classici. Si stabilisce quindi a Milano ove opera, oltre che come illustratore editoriale, anche come collaboratore di Ezio Frigerio per il Piccolo Teatro, disegnando costumi ed elaborazioni di scenografie.

Dal 1964 è responsabile del settore illustrativo della Casa Editrice De Agostini. I contatti, da un lato con i problemi e le contraddizioni di una realtà industriale in fermento, dall’altro con il tessuto vivo e conflittuale della cultura e dell’arte contemporanea, lo conducono intanto a maturare e a definire i temi e i concetti della sua attività pittorica. In questo processo di ricerca, l’artista trova momenti privilegiati di riflessione nelle “Personali”, ciascuna delle quali è caratterizzata dalla proposta di un tema centrale, quasi che la mostra sia un libro da sfogliare e i quadri pagine di un’unica opera. Da “No Man Land” (1970) a “Gli Invasori” (1975), dalle “Isole Volanti” (1980) a “Dopo i Trionfi” (1982), dal “Teatro delle Memorie” (1984) a “Archeologia del Futuro” (1987), dalle “Nature Silenti” (1992) alle “Architetture dell’Anima” (1996), da “Città del Sogno” (2001) a “Luoghi del ritorno” (2008), sino ai “Lieti colli e spaziosi campi” (2010). Il 31 maggio 2017 inaugura a Palazzo Ducale di Urbino la rassegna “Mario Logli tra memoria e mito”: due Sezioni sono accolte alla Rocca Malatestiana di Gradara e alla Rocca Roveresca di Senigallia.

Logli affronta così, in uno stretto legame di ironico e di tragico, di grottesco e di poetico, gli inquinamenti della natura, le alienazioni e reificazioni dell’uomo etero-diretto, le inattuabili proposte di “restaurazione”. Lungi da una critica moralistica e sdegnosa, il discorso di Logli rilancia costantemente la “società aperta”, nella consapevolezza che i valori, in larga misura corali e collettivi, di una moderna società democratica possono venire realizzati solo da uomini cui sia concesso di esplicare appieno la propria personalità, i propri slanci creativi e di progresso.

Dopo essere stato segnalato per due anni (1973-’74) nei cataloghi Bolaffi, è stato prescelto da una giuria di critici europei tra i cinque migliori artisti italiani del momento. Vince il “Premio Lombardia” e il premio “Arte Fantastica” di Stoccarda. Dopo essere stato invitato al Festival dei “Due Mondi” di Spoleto, è anche chiamato nel 1987 con una importante Mostra personale dedicata ai luoghi della poesia leopardiana, a rappresentare le sue tematiche nelle più prestigiose capitali d’Europa e delle Americhe. Invitato, partecipa poi alla Rassegna “Arte Europea in Giappone”, presso il Museo Laforet di Tokyo.

Al centro di tutto, però, sembra rimanere Urbino. Il Palazzo, la luce, l’armonia, il gioco si intrecciano e si rincorrono alla ricerca quasi maniacale di spazi reali e di spazi virtuali. Nella sua cifra stilistica Logli continua a essere insieme lucidissimo e visionario. Le sue opere diventano luogo privilegiato d’incontro felice tra sogno e realtà, in cui Urbino è parte integrante di un’unica, intensa storia raccontata. E proprio a Urbino, il 17 settembre 2016 Logli è stato insignito del prestigioso “Sigillo d’Ateneo”, già assegnato a illustri personalità del campo istituzionale, accademico e artistico. Il 14 novembre 2019 è stato insignito della Cittadinanza Onoraria di Urbino, in una cerimonia a Palazzo Ducale. Muore il 30 maggio 2020 a Pesaro.

Hanno scritto sull’opera di Mario Logli: Marco Valsecchi, Raffaele. De Grada, Davide. Lajolo, Domenico Porzio, Enrico Baj, Carlo Bo, Paolo Volponi, C. Munari, Valerio. Volpini, Stefano. Papetti, Enrico. Crispoldi, Giorgio Kaisserlian, Umberto Apollonio, Franco. Solmi, Franco. Foschi, Alfonso Gatto, Philippe Daverio, Giorgio Nonni.

È stato invitato e premiato a: Premio “Città di Garda”, Premio “Città di Borgosesia”, Premio “Diomira” (Milano), Premio “Suzzara”, Premio “Città di Santhià”, Premio Vasto, Premio Michetti (Francavilla a Mare), Premio Villa S. Giovanni (Reggio Calabria), Premio Gallarate, Premio Soragna, Premio “San Fedele” (Milano), Premio Mostra di Grafica Internazionale di Barcellona, Ambrogino d’Oro (Milano), Premio del Fiorino, Premio dell’Accademia “G. Pontano” (Napoli), Premio “Lombardia” (Como), Premio “Arte Fantastica” di Stoccarda.