Finestra sul Mercatale

a cura di Mattia Giancarli

Le composizioni di Logli trovano spesso ambientazione in enormi piazze che hanno un profondo valore affettivo per l’artista. Trasferitosi in una Milano caotica, la piazza diventa nell’iconografia logliana un luogo di incontro, una dimensione atemporale che sfugge alle logiche della frenesia, che certo si nutre delle suggestioni metafisiche di grandi maestri come De Chirico e Carrà ma che, a differenza di questi imprescindibili modelli, è un luogo vissuto. Lo dimostrano l’aquilone che volteggia alto nel cielo, i solidi euclidei e gli altri giochi che, al pari delle risate dei bambini e del vociare allegro dei passanti, pur essendo abbandonati al suolo, diventano testimonianza poetica di un’attività tutta umana che in quel luogo si svolge. 

In questo Logli recupera i valori più autentici dell’Umanesimo: l’uomo e il suo bisogno di socialità tornano ad essere modulo di uno spazio che nasce, forse, da una suggestione poetica maturata sulla Città ideale di Urbino, opera capitale della Galleria Nazionale delle Marche, in cui, oltre la perfezione dell’esercizio formale e matematico, il disordine della vita emerge in quell’uscio semichiuso posto proprio al centro del dipinto.

In primo piano, invece, come di consueto trova posto una natura morta che è allo stesso tempo tributo a Crivelli nella frutta, a Escher nelle geometrie assurde e, infine, a fra’ Luca Pacioli nel solido complesso che ricorda molto i virtuosismi prospettici presenti nel suo ritratto conservato oggi nelle collezioni del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli.

Mario Logli, Finestra sul Mercatale, tecnica mista, olio e acrilico su tela; 80×100 cm.
Mario Logli, Finestra sul Mercatale, tecnica mista, olio e acrilico su tela; 80x100 cm.